A fine novembre si presentò presso il nostro studio la sig.ra Edi, commerciante di 45 anni, sofferente da più di tre anni per dolori diffusi a tutto il tratto cervicale e alla spalla sinistra e per un fastidiosissimo formicolio al pollice sinistro che si diffondeva a tutta la mano e al braccio impedendogli di dormire serenamente. Addirittura sul lavoro non poteva fare le cose più semplici che doveva necessariamente delegare alla sorella. Anche confezionare pacchetti regalo (era il periodo prenatalizio) risultava pressoché impossibile e inoltre questa condizione non gli permetteva di dedicarsi insieme alla figlia al suo sport preferito: la pallavolo.
Il referto radiografico riportava una marcata riduzione della fisiologica curva di lordosi cervicale mentre quello della risonanza magnetica rivelava una voluminosa ernia sottolegamentosa mediana paramediana sinistra tra C6 e C7, con impronta sulla radice nervosa relativa e sul sacco durale.
Dalla raccolta dati emerse che a 6 anni fu investita da un’auto senza però gravi conseguenze, a 16 cadde dal motorino (fortunatamente anche in questa occasione nulla di grave) e a 20 fece un incidente d’auto con ripetuti cappottamenti che la portarono ad indossare un collarino per 15 giorni.
Eccettuate 2 gravidanze del tutto regolari e qualche recente intervento dal dentista, non emerse null’altro di significativo.
Dall’analisi posturale si evidenziava una rigidità muscolare generalizzata, soprattutto a livello del collo, come possibile conseguenza dell’incidente di auto. Infatti ogni volta che il corpo subisce un trauma la muscolatura della zona interessata tende a contrarsi ed irrigidirsi come meccanismo di difesa. Tale condizione se non viene riequilibrata attraverso un lavoro specifico tende a stabilizzarsi rendendo i muscoli retratti e fibrotizzati in modo permanente.
Testando la mobilità del tratto cervicale nei movimenti di rotazione emergevano delle notevoli difficoltà ruotando il capo verso sinistra.
Infine, sempre osservando la postura della sig.ra Edi, si osservava una riduzione della curva fisiologica del tratto dorsale-infrascapolare assunta come possibile “compenso” dei disturbi cervicali che la tormentavano.
Nel primo trattamento si iniziò con un leggero massaggio dei muscoli del tratto cervicale in postura decompensata su Pancafit e ci concluse con alcuni esercizi di autoallungamento e respirazione.
Al termine il risultato fu una migliore capacità di rotazione del capo nei due sensi, modesta riduzione del dolore alla base del collo e del braccio, leggera diminuzione del formicolio.
La settimana successiva Edi si presentò dicendo che aveva sospeso gli antidolorifici, che il dolore alla base del collo era diminuito del 50%, il formicolio era migliorato del 30% e nelle ultime due notti era riuscita a dormire sul fianco.
Ripetendo il test di rotazione del capo osservammo che la migliore mobilità acquisita dopo il primo trattamento si era conservata completamente.
Si riprese quindi con la stessa strategia della seduta precedente unitamente ad un delicato massaggio di tutta la muscolatura del dorso ed un trattamento per il diaframma (muscolo della respirazione in stretta relazione con il tratto cervicale).
Dopo la seduta il formicolio era completamente assente, il dolore al collo e al braccio erano notevolmente diminuiti e avvertiva una leggerezza diffusa a tutto il corpo. Tuttavia quando Edi si piegò in avanti per allacciarsi le scarpe avvertì una bruttissima sensazione a tutto il braccio sinistro: era come pietrificato e il formicolio ripreso al 100%.
Sospettammo che a causa della sofferenza cervicale, nel corso degli anni tutta la colonna vertebrale e il bacino fossero andati incontro a degli adattamenti che potevano aver portato rigidità e difficoltà nei movimenti di flessione del busto.
Si decise quindi nella seduta successiva di verificare la condizione della zona sacrale e quindi iniziammo con un delicato massaggio proseguendo per tutta la muscolatura paravertebrale per poi concludere con il trattamento del collo questa volta un po’ più profondo.
La settimana successiva riferì che la situazione era notevolmente migliorata: il collo stava molto meglio, non c’era più il formicolio e di notte riusciva a dormire senza problemi. Solo nei primi due giorni seguenti la terapia si era risvegliato un vecchio dolore alla scapola sinistra che diffondeva a tutto il braccio, così intenso da indurla a respirare in modo difficoltoso come già provato in occasione dell’incidente d’auto con cappottamento.
Per tranquillizzarla le dissi che finalmente il corpo stava ripercorrendo a ritroso le tappe dei compensi attuati per cercare di gestire al meglio le sue sofferenze.
Per le tre sedute successive andammo avanti continuando con lo stesso lavoro e pian piano i dolori al collo, spalla e scapola cominciavano a diminuire.
La signora Edi ebbe la comprensione che i formicolii del braccio e della mano erano anche condizionati da una posizione del collo che aveva assunto per “difesa” con il passare degli anni e che ora, grazie ai risultati raggiunti, non aveva più necessità di essere mantenuta.
Con un lavoro di autodisciplina e di correzione della postura del collo, pian piano il formicolio tendeva a lasciare tregua per periodi sempre più lunghi. I dolori erano ormai quasi del tutto scomparsi.
Alla decima seduta Edi disse che era andata a sciare senza avvertire alcun fastidio.
Al termine del ciclo di sedute Edi aveva ripreso anche a giocare a pallavolo… e allacciarsi le scarpe non era più un problema.