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ANNO 3 – GIUGNO 2005 – IL RIEQUILIBRIO POSTURALE COME SOLUZIONE AL MAL DI SCHIENA

il massofisioterapista

Pubblicato: Mercoledì, 04 Marzo 2015 17:59

Ogni professionista del settore paramedico osserva il paziente ed il corpo in base alla propria cultura e forma mentis.

Come ogni essere umano, anche noi fisioterapisti, massofisioterapisti, posturologi, etc, siamo stati “formati e deformati” dalla vita e dalla cultura. Ovvero, se la cultura da un lato ci ha aperto gli orizzonti verso delle conoscenze, al tempo stesso tuttavia tende a porci anche dei limiti in quegli stessi campi di sapere, attraverso la convinzione che “ormai ne so abbastanza in merito e quindi mi posso accontentare”, oppure che “non è possibile fare aggiornamento tutta la vita”, etc, etc.

Ma il mondo avanza e le conoscenze si modificano ogni giorno.

Se vogliamo avere un quadro del paziente che sia il più completo possibile, non possiamo permetterci di rimanere osservatori limitati, parziali, legati alla nostra cultura e basta; dobbiamo diventare osservatori “olistici”, dotati cioè di una formazione transdisciplinare che ci rende in grado di saper utilizzare test relativi delle materie affini alla nostra: test delle afferenze del sistema masticatorio, test delle afferenze del sistema visivo, test delle afferenze vestibolari, podaliche, etc.

Questa capacità ci permetterà, senza entrare in merito alla professione del dentista, dell’oculista, del vestibologo, etc, di saper discriminare una problematica da un’altra, un’interferenza da un’altra e quindi di saper intervenire quando è di nostra stretta competenza.

Ecco quindi che di fronte ad un paziente sofferente per un mal di schiena di origine viscerale, riuscendo a raccogliere dati ed indicazioni che ci consentano di ipotizzare la vera origine della sua patologia, decideremo di inviarlo dal medico dotato di competenza specifica, in questo caso uno specialista in disbiosi intestinali.

Alla luce delle nuove conoscenze, sarebbe opportuno che anche il massofisioterapista entrasse nell’ottica posturologica, ovvero di un’osservazione a 360° del paziente.

La figura sempre più emergente del Posturologo, benché solo di recente sia salita agli onori delle cattedre universitarie e stia ricevendo la meritata attenzione, porta con sé un vasto bagaglio culturale che spazia attraverso varie discipline e specialità: dalla fisica alla biologia, dall’odontoiatria all’oculistica, dalla bioenergetica alle scienze alimentari…

In quest’ottica di ampliamento degli orizzonti conoscitivi vengono promossi vari progetti di ricerche scientifiche incentrati sull’azione di tecniche di riequilibrio posturale, come ad es. quello patrocinato dall’Università La Sapienza di Roma sul “Lombalgico Cronico”.

L’approccio olistico si sta dunque rivelando sempre più fondamentale. Per noi occidentali è una scoperta scientifica dei nostri giorni, ma in altre parti del mondo ha radici molto antiche. Tale approccio indica che le patologie possono essere legate e collegate a molti fattori: ad es. un problema ai denti o all’articolazione temporo-mandibolare può essere la causa di dolori alle cervicali o viceversa; un problema ad un ginocchio, alla colonna o altro, può essere legato ad una cattiva convergenza degli occhi. Come abbiamo detto prima, una lombalgia può essere legata a fattori intestinali, quali flora batterica alterata, oppure dipendere da problemi ad un ovaio o altro…

Ecco che i test valutativi si rivelano spesso in grado di individuare l’origine dei disagi lamentati dal paziente, permettendoci quindi di intraprendere l’azione corretta, se questa risulta di nostra competenza, oppure di demandare al medico specialista. A sua volta il medico, di fronte ad una problematica di carattere osteo-muscolare dovrebbe inserire nel proprio protocollo anamnestico anche una valutazione posturale, così da consigliare o prescrivere al paziente i trattamenti più adeguati.

Adesso, per rendere concretamente comprensibili tutti i concetti osservati negli articoli precedenti, vi esporrò un esempio pratico.

La signora Maria, in ufficio, lavora con colleghi che non le piacciono molto e con un capo che le crea una serie di tensioni. Tali tensioni vanno a scaricarsi, e quindi ad agire negativamente, soprattutto sul diaframma e sul collo. Infatti la signora sente fastidio al collo ed ogni tanto ha bisogno di rilassare i trapezi e le spalle.

Ma con il passare del tempo il collo, per evitare il dolore provocatogli dal movimento, si è andato irrigidendo al punto che ora ruota molto meno, tanto è vero che ogni qualvolta la signora Maria in auto deve girarsi indietro per fare manovra, non riesce più ad eseguire il movimento in modo corretto perché il collo è ormai bloccato, e quindi al suo posto si trova costretta a ruotare spalle e schiena (zona lombare). La zona lombare, infatti, pur avendo un grado di mobilità sufficiente per fare un movimento rotatorio, non può soddisfare come “supplente” tutti quei movimenti (non di sua competenza), che sono necessari ad un corpo in condizioni normali per affrontare le azioni quotidiane. Per tale ragione, la zona lombare comincerà a soffrire a causa di un carico di lavoro eccessivo e quindi non tarderanno ad arrivare inevitabili dolori da sovraccarico e da usura.

Ecco spiegato il meccanismo per cui: “laddove si manifesta il dolore non c’è la causa”.

Che cosa fare in questa situazione? Potenziare le zona lombare con esercizi ginnici, comprimendo in tal modo ancora di più le articolazioni? Massaggiare la zona dolorosa? Fare infiltrazioni?

Forse niente di tutto questo.

Nel nostro caso dovremo orientarci su esercizi che restituiscano mobilità ed elasticità al collo, che allentino le tensioni eccessive, permettendo così alla signora Maria di riprendere a respirare normalmente durante la giornata, nonostante i vari problemi che le si presentano.

In altre parole, dobbiamo riequilibrare le sue tensioni e migliorare la sua postura, educarla a non cadere più vittima dello stress e al contempo ad essere in grado di gestire meglio la sua gestualità.

Sorgono dunque spontanee alcune domande: come mettere in pratica quanto sopra spiegato?

Quale ruolo può giocare l’allungamento muscolare globale decompensato?

La grande forza di questa metodica, che risulta particolarmente funzionale ed efficace, sta proprio nel visualizzare la parte del corpo che non svolge più correttamente il proprio lavoro, e che per tale ragione causa problemi e dolori in altri distretti.

Il posturologo deve quindi osservare: se gli occhi hanno una buona capacità di convergenza (in caso negativo potrebbero essere proprio loro i responsabili dei dolori); se i denti mancanti o esistenti possono essere i responsabili di cervicalgie, lombalgie o altri problemi; se le gambe sono lunghe uguali; se i piedi appoggiano a terra nello stesso modo, etc. Naturalmente deve poi saper indicare se è opportuno che il paziente si rivolga ad uno specialista, che conosca a sua volta i concetti della posturologia.

Molto spesso i disagi ed i dolori possono avere più cause in contemporanea o essere presenti in più parti del corpo. Come agisce in questi casi il posturologo?

Avvalendosi di tecniche, metodiche specifiche e piccoli attrezzi. Al fine di poter agire globalmente sulla postura alterata del paziente, un attrezzo molto efficace e di grande aiuto è Pancafit®, che vedremo in azione negli esercizi di seguito proposti, caratterizzati da una peculiarità propria: si prefiggono di agire in zone particolari pur nel rispetto del concetto di globalità.

Tutti gli esercizi sono inoltre accomunati dall’utilizzo di una specifica respirazione, che ha scopi ben precisi. E’ infatti imperativo respirare in modo molto rilassato e profondo, facendo poi fuoriuscire l’aria dalla bocca ben aperta e decontratta, così da permettere la risalita del diaframma, che risulta sempre teso a causa dei nostri problemi e delle nostre ansie. Ciò inoltre fa anche sì che la colonna vertebrale si rilassi e si appoggi bene al piano di appoggio.

Il diaframma infatti, quando è teso e corto, è in grado di disturbare molti organi e muscoli ad esso collegati:

  • addirittura il cuore (a cui è attaccato grazie ad un potente legamento), causando di sovente dolori difficilmente diagnosticabili, proprio perché non dovuti a cause inerenti alle patologie cardiache;
  • la digestione, essendo letteralmente a ridosso dello stomaco e del fegato, motivo per cui riesce a causare anche l’ernia jatale.
  • inserendosi con i suoi potenti pilastri muscolari fino alla zona lombare, può scatenare lombalgie e può addirittura irradiare problemi fino alla zona cervicale, a causa di alcuni muscoli che lavorano al suo posto quando questi è troppo irrigidito.

Diaframma e cuore si somigliano: hanno iniziato il loro percorso ritmico ed incessante con l’inizio della vita e non possono fermarsi se non per pochi istanti, pena la morte. Dunque il diaframma è un muscolo estremamente importante, al quale non diamo mai abbastanza importanza.

L’esercizio della foto n°1, può essere eseguito da chiunque, data la sua semplicità. Basta stare seduti al centro, in delicato allungamento con tutta la colonna, natiche e gambe. La respirazione va eseguita come è stato suggerito. L’attrezzo agisce con naturalezza: dopo un po’ si sentiranno tirare i muscoli della parte posteriore del corpo, in particolare della colonna. L’azione decontratturante riguarda anche la parte anteriore, principalmente i muscoli ileopsoas, spesso molto tesi e per questo responsabili dei dolori lombari. Gli angoli di lavoro della panca possono essere variati a seconda delle esigenze e delle possibilità articolari della persona. Se si avverte troppa tensione allora sarà sufficiente “aprire” uno dei due lati, se si desidera avere maggiore tensione, si può chiudere maggiormente l’angolo.

Questa metodologia può essere usata anche a casa propria con semplicità, mentre si ascolta musica per rilassarsi maggiormente o, se non si trova il tempo, mentre si guarda la Televisione. Per cancellare fatiche e stress, l’ideale sarebbe fare questo esercizio qualche minuto ogni giorno.

Simile al precedente, questo esercizio (foto 2) permette tuttavia alla gravità di agire in modo diverso, ovvero in modo particolare sulla zona lombosacrale, creando stiramenti ed allungamenti di tipo diverso.

E’ molto indicato quando la persona soffre a livello lombosacrale.

Non solo, dato che la respirazione deve sempre essere fatta secondo principi precisi, questo esercizio agirà comunque su tutta la colonna, dalle cervicali alla punta dei piedi.

E’ molto utilizzato anche per determinare uno scarico linfatico e venoso degli arti inferiori quando ci sono appunto problemi circolatori o di ristagno linfatico.

Tutti questi esercizi, come moltissimi altri mirati a combattere varie patologie, possono venir eseguiti sia con l’intervento di personale professionista qualificato presso palestre, centri fisioterapici, studi di osteopatia e posturologia; sia da chiunque desideri avvalersene in modo autonomo a casa propria.

Prof. Daniele Raggi, Posturologo, Mézièrista, Chinesiterapista.

Docente Master in Posturologia c/o la 1a Facoltà di Medicina e Chirurgia (Dipartimento di Medicina Sperimentale e Patologie), Università “La Sapienza” di Roma.

Prof.ssa Gloria Majocchi, Chinesiologo, Posturologo, MFT.

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