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Il miglioramento della prestazione nel saltatore in lungo con l’utilizzo del Metodo Raggi® e la Pancafit®

Blog Pancafit

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO

Tesi effettuata da Lara Cavalli (Formazione Metodo Raggi®) laureata c/o la Facoltà di Scienze Motorie – Università degli Studi di Milano, A.A. 2004/2005.

Questo è un abstract della tesi, il cui testo originale è composto da 47 pagine.

1. Introduzione

Un equilibrio muscolare corretto è il presupposto base per poter incrementare le proprie prestazioni.

Ad una “forma” posturale equilibrata, infatti, corrisponde un buon funzionamento osteo-articolare, il quale rappresenta una condizione indispensabile per ottenere la migliore performance.

Se il corretto assetto muscolare viene trascurato oppure alterato da una qualsiasi azione, questa può invalidare o limitare la prestazione ponendo così dei freni, dei limiti. Per esempio: una piccola intrarotazione del femore, una piccolissima riduzione di mobilità in flesso estensione della caviglia, un diaframma bloccato, una lordosi troppo accentuata o ridotta, etc, determinano inevitabilmente dei limiti di funzionalità e quindi di prestazione.

Interpretare queste incongruenze, migliorare la postura, ridare corrette informazioni di carattere propriocettivo all’atleta (in questo caso saltatore in lungo e in triplo), significa ridurre ed annullare i “freni”, e dunque eliminare i limiti dell’atleta stesso, consentendogli di esprimersi al meglio delle sue prestazioni.

Attraverso l’utilizzo di Pancafit® – Metodo Raggi®, o allungamento muscolare globale decompensato, è possibile interagire con tutti questi “deficit”, riportando nella norma l’assetto posturale.

Si tratta di un modo nuovo di lavorare sul corpo e di prendere coscienza di se stessi, per eliminare le proprie tensioni muscolari, i blocchi articolari e respiratori, le cattive sinergie, gli scarsi rendimenti in allenamento e in gara, le algie di varia natura. Permette inoltre di affinare la capacità di percepire il proprio corpo e di migliorare la coordinazione neuromuscolare, a vantaggio di un gesto tecnico qualitativamente migliore e di una parziale o totale prevenzione di traumi muscolari, che incidono più o meno gravemente sulla performance.

2. Scopo

Lo scopo di questa tesi è quello di dimostrare l‘importanza di un corretto equilibrio muscolare ai fini di un miglioramento della prestazione, utilizzando il Metodo Raggi® e la Pancafit®.

L’idea è nata dalla mia esperienza personale: l’argomento trattato verte sul saltatore in lungo e sull’influenza che può avere un corretto e mirato stretching posturale con la Pancafit® e il Metodo Raggi® in questa disciplina.

Infatti, un buon equilibrio tra la muscolatura flessoria ed estensoria, una buona mobilità articolare ed un buon recupero funzionale dopo gli allenamenti sono un presupposto necessario per far sì che i gesti tecnici vengano eseguiti correttamente ed in economia, consentendo un allenamento più efficace, quindi un perfezionamento della condizione psico-fisica, e di conseguenza un possibile miglioramento della prestazione in gara.

3. Materiali e Metodi

Ho proposto quindi a dieci saltatori in lungo di sperimentare l’efficacia del Metodo Raggi® confrontato col metodo Anderson. Il protocollo di ricerca si è svolto su sei settimane di lavoro, con la frequenza di due sedute a settimana, da non sostituirsi a due allenamenti, ma utilizzate come integrazione alla preparazione.

Il gruppo che ha partecipato a questo protocollo di ricerca è formato da dieci individui (6 maschi e 4 femmine), di età compresa fra i 18 e 22 anni; sono tutti saltatori in lungo delle categorie Juniores e Promesse e gareggiano a vari livelli (dal provinciale al nazionale).

Metà dei ragazzi hanno sperimentato il Metodo Raggi® (per tutti e cinque era una novità), mentre i rimanenti cinque hanno eseguito alcuni esercizi tratti dal metodo di Bob Anderson.

Per valutare il miglioramento della performance hanno eseguito dei test prima, durante e dopo le dodici sedute di stretching.

I test utilizzati prima dell’inizio dei trattamenti e alla fine delle dodici sedute sono:

  • il test al filo di Barré,
  • la pedana stabilometrica e baropodometrica,
  • i test di Bosco (SJ, CMJ, CMJI, test dei 15”),
  • i test da campo (salto in lungo da fermo, triplo successivo destro e sinistro, quintuplo successivo destro e sinistro).

Durante la sperimentazione, prima e dopo ogni trattamento è stato eseguito il test del bending anteriore per valutare sia il miglioramento della flessibilità nel corso di una seduta, sia tra una seduta e l’altra.

Il protocollo ha previsto di valutare attraverso test specifici la postura, l’equilibrio, la deambulazione, la flessibilità e la forza esplosiva.

I test sulla forza esplosiva sono stati effettuati nelle settimane precedenti agli allenamenti specifici in modo che non fossero influenzati da altri stimoli allenanti.

I dieci atleti sono stati divisi in due gruppi omogenei (per livello), i quali hanno lavorato per sei settimane, eseguendo due ore in più di allenamento a settimana, durante le quali cinque di loro hanno praticato il Metodo Raggi®, mentre gli altri cinque il metodo Anderson.

4. Risultati e conclusioni

Le ipotesi sono state confermate: benché il campione sia estremamente esiguo, tutti i test eseguiti hanno avuto significatività statistica molto favorevole (p<0,05).

Il gruppo che ha lavorato con l’allungamento globale decompensato rispetto a quello che ha eseguito lo stretching analitico ha riportato un miglioramento molto significativo.

In questo lavoro è inoltre emerso un dato interessante: a livello posturale tutti i soggetti a cui è stato applicato il Metodo Raggi® hanno riportato un notevole miglioramento dell’equilibrio muscolare. Infatti la distribuzione del carico tra piede destro e piede sinistro è più bilanciata, come anche la superficie d’appoggio, i centri di pressione (tendono a riallinearsi), la percezione dell’equilibrio nella statica ad occhi aperti e chiusi. Al contrario gli altri atleti hanno mantenuto la propria asimmetria (alcuni hanno migliorato di pochissimo, altri hanno addirittura peggiorato).

Inoltre, grazie alle foto allo scoliosometro, si è potuto osservare come tanti compensi e difetti posturali siano migliorati solo dopo sei settimane di lavoro, mentre quelli che non hanno eseguito il metodo globale hanno conservato i propri squilibri, talvolta perfino accentuandoli.

Anche nei test di Bosco e in quelli da campo i risultati sono stati degni di nota.

Nei test di Bosco, se si analizza la media del miglioramento, si può notare che due parametri (i cm di elevazione nello SQUAT JUMP e la potenza nel test dei 15’’) sono persino raddoppiati rispetto ai ragazzi che hanno fatto lo stretching analitico.

La stessa cosa vale per i miglioramenti medi nei balzi: tutte le misurazioni sono di gran lunga migliori per gli atleti del Metodo Raggi®, infatti sono tutte quasi il doppio rispetto agli atleti del metodo Anderson.

Fig 2: Grafico dei risultati migliori negli atleti che hanno utilizzato Pancafit®

Il test del bending anteriore è un caso a parte: tra gli atleti che hanno provato la Pancafit® ce n’era uno con una forte ipermobilità a livello della colonna dorsale, delle anche, ginocchia e caviglie, ma con una fortissima ipomobilità alle vertebre lombari (tanto da essere quasi completamente impedito nei movimenti di anteversione e retroversione del bacino). In questo caso particolare il lavoro in panca gli ha permesso di togliere un po’ di mobilità ai vari distretti corporei per ridarla alla zona lombare. Per questo motivo è l’unico fra i “tester” ad aver perso centimetri in flessibilità anziché averli guadagnati. Tuttavia, se andiamo a vedere i risultati negli altri test, notiamo un forte miglioramento in tutti quanti, compresi quelli posturali, a rimarcare il fatto che non basta essere molto mobili per ottenere un buon risultato, anzi è molto più utile fare in modo che tutte le articolazioni raggiungano il proprio grado funzionale di mobilità.

È stato interessante anche paragonare le diverse sensazioni che hanno avuto i ragazzi durante la sperimentazione e quelle che stanno vivendo ora che hanno finito i trattamenti. Prima di iniziare con le sedute di stretching (in entrambi i gruppi), ho dato loro un quaderno su cui segnare i risultati dei test di flessione, gli allenamenti fatti, le sensazioni durante e dopo gli allenamenti e lo stretching. Ne è emerso che gli atleti che hanno sperimentato la Pancafit® all’inizio facevano più fatica durante gli allenamenti (stavo mettendo sottosopra il loro schema corporeo e motorio per cercare di togliere i loro compensi), nonostante recuperassero velocemente e meglio tra un allenamento e l’altro. Continuando, però le sedute col Metodo Raggi®, le percezioni sono cambiate velocemente e oltre ad un buon recupero si sono aggiunti una miglior impressione di spinta durante la corsa e il salto (si sentivano “in forma”, per dirlo con parole loro) e, in gara, un continuo miglioramento della prestazione fin dalla prima uscita. Invece gli atleti che hanno lavorato con il metodo Anderson non hanno avuto sensazioni eclatanti, a parte solo il senso di una migliore mobilità.

Ora che hanno finito le sedute con la panca, gli atleti che hanno sperimentato il Metodo Raggi®sostengono che si sentono decisamente meglio se paragonano la loro forma all’anno precedente nello stesso periodo, ma sentono il bisogno di continuare con questo metodo (il metodo Anderson lo utilizzano comunque durante gli allenamenti) perché si sentono “più dritti, in equilibrio e più rilassati mentalmente”.


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