I Piedi e la postura: la base del nostro equilibrio

Piedi e postura

I nostri piedi sono una straordinaria opera ingegneristica della natura, capaci di sopportare in ogni frangente il peso del nostro corpo e consentirci di camminare fino a poter coprire distanze ben oltre i 160.000 chilometri (circa quattro volte il giro del mondo).

Ci permettono di camminare, correre, saltare, ballare, giocare… dunque ci permettono di esprimerci in vari modi.

Sono collocati ben lontani dalla testa e dagli occhi (sede delle percezioni e della vista) e, troppo spesso, vengono trascurati o dimenticati.

Anche l’odore, caratteristico di un piede soffocato dentro calzini sintetici e scarpe ermetiche, ci porta a considerarli sempre come un punto del corpo meno dignitoso e importante.

Ma in realtà il piede è l’organo che permette la stazione eretta, la propulsione ed il movimento, l’adattamento della marcia sul terreno e la coordinazione della postura.

Esso ha persino una funzione importantissima per quanto riguarda il ritorno venoso dagli arti inferiori. Altro aspetto particolarmente importante è la presenza della cosiddetta “mappa riflessogena”, cioè della proiezione sulla pianta e sul dorso del piede di punti corrispondenti a tutte le altre zone del corpo, organi interni compresi.

I piedi e la postura

I piedi sono la via preferita dal corpo per scaricare verso l’esterno i problemi posturali provenienti dall’alto.

Quando il piede diventa sofferente e incapace di ammortizzare l’impatto che proviene dall’alto, restituisce a sua volta le sue rigidità e problematiche verso l’alto, creando il cosiddetto “effetto boomerang”.

I piedi sono fedeli servitori, disposti a qualsiasi sacrificio pur di essere utili e funzionali allo scopo. La loro straordinaria architettura consente di adattarsi, deformarsi, fino a livelli incredibili, quasi intollerabili.

La misura in cui ciò avviene esprime il livello di disagio che la parte alta del corpo ha vissuto e sta vivendo. Come nella vita, anche nel corpo deve esserci sempre qualcuno “disposto al sacrificio”,
pur di continuare a vivere.

Anche una persona non esperta è in grado di capire se un piede è funzionalmente corretto dal suo aspetto.

Tutte le dita dovrebbero essere dritte, distese, appoggiate a terra, ciascuna sul prolungamento del proprio tendine, senza essere griffate (ad artiglio) o a martello.

Non devono essere presenti calli, vescicole, arrossamenti o ispessimenti cutanei: questi elementi sarebbero infatti da imputare a sovraccarichi funzionali. 

Tra le principali condizioni di squilibrio dell’arto inferiore, le più comuni sono:

  • il piede piatto,
  • il piede cavo,
  • l’alluce valgo,
  • le dita a martello/a griffe/ad artiglio.

Le informazioni plantari sono le uniche a derivare da un recettore fisso a diretto contatto con il suolo. In base alle informazioni ricevute istante per istante dall’ambiente esterno e interno, il nostro organismo cerca continuamente l’equilibrio.

Maggiori sono le informazioni ricevute e più accurata sarà la sua regolazione. Gli input derivanti da un terreno piano sono di gran lunga meno differenziati rispetto a quelli ricevuti da un terreno naturale, perciò il margine di errore posturale sarà maggiore.

A dimostrazione di ciò, nei popoli che vivono ancora in stretto contatto con la natura, camminando scalzi su terreni sconnessi, è raro riscontrare problemi come mal di collo e mal di schiena.

“Il terreno piano è un invenzione degli architetti. È adatto per le macchine, non per i bisogni umani (…) Se l’uomo moderno è costretto a camminare sulla superficie piatta dell’asfalto e dei pavimenti (…) viene alienato dal suo contatto naturale e primordiale con la terra. Una parte cruciale del suo essere si atrofizza e le conseguenze sono catastrofiche per la sua psiche, per il suo equilibrio e per
il benessere della sua intera persona.”(F. Hundertwasser)

Tacco si o tacco no?

Sebbene la tendenza più diffusa sia sconsigliare di indossare tacchi troppo alti, allo stesso modo si sente spesso dire di non portare calzature con suole molto basse e sottili.

Non esiste tuttavia alcuno studio scientifico che dimostri la validità della teoria secondo la quale sarebbe ideale portare tacchi di 2-3 centimetri.

In effetti, se così fosse, perché non averli già “in dotazione” alla nascita?

Da evitare infine le scarpe che rispondono al binomio tacco alto ed a punta, poiché imprigionano l’avampiede e costringono le dita ad assumere posizioni innaturali e viziate.

Un appoggio non corretto del piede può riversare le sue conseguenze su caviglie, ginocchia, anche, colonna vertebrale, e arrivare a influire perfino sul posizionamento della testa.

Camminare con o senza scarpe?

Inutile banalizzare e pensare di andare in giro scalzi per strada, per la salute dei nostri piedi; non lo farebbe nessuno.

Ma si possono invece utilizzare scarpe intelligenti; scarpe la cui forma rispetta quella del piede.

Non il piede che rispetta la “forma della moda”, ma finalmente la moda che inizia a rispettare la forma dei piedi, la salute, la postura. Sì, perché rispettando il piede si rispetta anche tutto il resto del corpo… e viceversa.

A parte ciò, quando puoi, cammina scalzo.

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